Apparentemente quello che leggerete non centra nulla con la speleologia e, forse, non dovrebbe centrare nemmeno con il nulla, ma sono diversi giorni che alcuni di noi non escono di casa che nemmeno stessimo seguendo l’addestramento con Esa caves.
Ma una storia ve la dobbiamo raccontare e per farlo dobbiamo prendere in prestito un frammento scritto da quel genio di Italo Calvino che ne Le città invisibili a proposito di Marco Polo scrive:
Marco Polo descrive un ponte, pietra per pietra.
– Ma qual è la pietra che sostiene il ponte? – chiede Kublai Kan.
– Il ponte non è sostenuto da questa o da quella pietra, – risponde Marco, – ma dalla linea dell’arco che esse formano.
Kublai Kan rimase silenzioso, riflettendo. Poi soggiunse: – Perché mi parli delle pietre? È solo dell’arco che mi importa.
Polo risponde: – Senza pietre non c’è arco.
Voi direte che centra tutto questo con la speleologia?
Beh, una nostra amica invece di stare a casa a non fare nulla, a leggere, a spaccarsi con il TRX è tornata in azienda, non una caso ma la Berwich, quella che ha sostenuto il nostro Gruppo in diverse spedizioni in Albania. Quella che ha sempre creduto in quello che facciamo, aiutandoci a realizzare i nostri sogni di buio.
Donatella assieme ad altri e ad altre sono tornate a lavoro per produrre gratuitamente mascherine per difenderci da questo stramaledetto virus che cammina sulle gambe della stupidità umana.
Senza il lavoro della nostra Donatella e di coloro che giornalmente si sacrificarono per gli altri (Silvia, Carmelo, Tiziana, Anna, Candida e tutti i medici e i ragazzi del Soccorso) nonché i prima linea negli ospedali, crediamo che non ci sarebbero più grotte.
Senza di loro non ci sono grotte per noi.
Non sappiamo se tutto andrà bene ma sappiamo che con loro, al nostro fianco, tutto questo è più leggero, bello, meraviglioso come quando ci incontriamo alla base di un pozzo. Sappiamo che tutti i citati in queste poche righe si imbarazzeranno, ma da tutti noi Grazie. Davvero.
