Indagine esplorativa e conoscitiva alla cisterna sita in Piazza Plebiscito

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Premessa

La presente relazione è stata redatta in seguito ad una pressante curiosità, nata sui social network, riguardante la presenza di una cisterna in piazza Plebiscito ai piedi del sagrato della Basilica di San Martino, nel Comune di Martina Franca. Il Gruppo Speleologico Martinese (GSM) in collaborazione con il Gruppo Archeologico “Valle d’Itria” di Cisternino, ha curato la prima indagine esplorativa della cisterna svoltasi nella mattinata di sabato 26 ottobre 2013.

Piazza Plebiscito
Piazza Plebiscito

Presso il Comune di Martina Franca, alcuni soci del GSM si erano preventivamente prodigati per ottenere le necessarie autorizzazioni all’apertura della cisterna e l’indispensabile collaborazione del Comune, al fine di far nascere un progetto finalizzato all’individuazione ed esplorazione di tutti i possibili ipogei presenti nel territorio di Martina Franca e in particolare di quelli presenti nell’area della città “vecchia”, dimenticati ormai da centinaia di anni.

Dalle indagini effettuate in occasione di questa prima esplorazione, è nata l’idea di sviluppare ulteriormente il progetto, prevedendo non solo un ampio e articolato censimento degli ipogei, ma anche una prima verifica del loro stato di conservazione e una ricerca delle relative notizie storiche.

veduta area di piazza Plebiscito con l’ubicazione della cisterna
veduta area di piazza Plebiscito con l’ubicazione della cisterna

2 – Descrizione delle attività

La cisterna è situata al centro della piazza antistante la settecentesca Basilica di San Martino, area di vitale importanza per la comunità martinese poiché rappresenta l’agorà della città e nello stesso tempo costituisce il crocevia di transito dei mezzi pesanti per il carico e scarico delle merci delle attività commerciali presenti in tutto il centro storico.Nella mattinata di sabato 26 ottobre 2013, affiancati dagli operatori comunali che hanno messo in sicurezza l’area di intervento, transennando parte del piazzale circostante il pozzetto di entrata della cisterna (coordinate geografiche: 40°42’20.04″N – 17°20’11.39″E), abbiamo aperto con non poca fatica l’ormai inchiodato tombino, ridando luce a quella che in tempi antichi ha rappresentato, quasi sicuramente, per la popolazione locale, una importante fonte di approvvigionamento idrico.

l’imbocco alla cisterna con la scala metallica
l’imbocco alla cisterna con la scala metallica

All’imbocco della cisterna, largo mt. 0,60 x 0,60  e con uno spessore di circa mt. 0,60, è presente una scala metallica fissa, ormai arrugginita e pericolante, le cui condizioni hanno suggerito la necessità di una discesa in sicurezza su corda.

Durante la fase di preparazione dell’armo, è stato calato all’interno della cisterna un rilevatore portatile di multigas  O2, CO2, H2S per scongiurare l’eventuale assenza di ossigeno o, nella peggiore delle ipotesi, la presenza di anidride solforica dovuta a scarichi di fogna.

il rilevatore multigas
il rilevatore multigas

Dopo l’analisi dell’aria presente, che ha dato esito positivo misurando una percentuale di ossigeno poco al di sotto della norma (circa il 19%), si è iniziata la discesa nella cisterna per effettuare i rilievi planimetrici (piante e sezioni) e fotografici, determinare la sua posizione rispetto al piazzale sovrastante, individuare eventuali forme di deterioramento macroscopico delle pareti o cedimenti della volta e trovare le possibili modalità di approvvigionamento dell’acqua.

3 – Descrizione della cavità

La cavità artificiale si presenta come una grande “foggia” a pianta sub-rettangolare (con dimensioni massime pari a mt. 7,00 x 12,00 circa e una superficie complessiva di mq. 72,00 circa) con asse longitudinale orientato N/S, sezioni a profilo trapezoidale e copertura a volte a botte ribassata, impostata a mt. 5,50 circa dal piano di fondo.

l’interno della cisterna da S. Sullo sfondo il terrazzino settentrionale
l’interno della cisterna da S. Sullo sfondo il terrazzino settentrionale

La cisterna ha una profondità media di mt. 6,15 (pari a 2,5 “canne” e 1 “palmo”) dall’attuale piano di calpestio; quasi al centro dell’area meridionale è presente quella che può considerarsi una vasca di decantazione a pianta quadrangolare di mt. 2,50 x 2,50 e una profondità di circa mt. 0,60, che non è stato possibile rilevare dettagliatamente a causa della notevole profondità che l’acqua raggiunge in questo punto.

pianta della cisterna
pianta della cisterna

Sul lato corto settentrionale è presente, invece, un terrazzino sopraelevato, con larghezza media pari a mt. 1,5 e altezza di mt. 1,20, di cui non è possibile stabilire esattamente la funzione, ma che presumibilmente in passato veniva utilizzato come area di sosta nelle fasi di pulizia e/o intonacatura della cisterna.
La cavità si presenta completamente intonacata, mentre il fondo è occupato da acqua limpida per un’altezza media di circa mt. 0,60 pressoché privo di “corpi estranei”, quali materiali di scarto di lavorazioni, rifiuti e altri oggetti buttati e/o accidentalmente caduti al suo interno.

sezione trasversale (E/W) della cisterna
sezione trasversale (E/W) della cisterna

Non sono presenti o comunque visibili all’interno tubi o canali che lascino ipotizzare una odierna confluenza delle acque piovane (come dimostra anche la scarsa presenza di acqua al suo interno), ad eccezione di una sola tubazione metallica presente immediatamente al di sotto della botola di accesso alla cisterna, sul lato E, con un diametro di circa 2”, che sembra provenire dal sagrato della Basilica, seguendo la pendenza naturale della piazza. Tale tubo potrebbe aver avuto in passato lo scopo di far affluire nella cisterna le acque meteoriche provenienti dal tetto della Basilica, ma oggi sembra aver perso questa funzione.
Sulla volta, infine, è visibile a circa mt. 4,00 a S della botola di accesso, un’analoga apertura ormai sigillata.

sezione longitudinale (N/S) della cisterna
sezione longitudinale (N/S) della cisterna
l’interno della cisterna da N
l’interno della cisterna da N

4 – Analisi fotografica della copertura

Da un analisi preliminare della volta si è potuto appurare che la stessa è in buono stato di conservazione, poiché non sono presenti, da un analisi visiva macroscopica, lesioni o crepe, come si può evincere dalle foto allegate.

la volta a botte della cisterna con la botola d’accesso e, a destra, la botola chiusa
la volta a botte della cisterna con la botola d’accesso e, a destra, la botola chiusa
particolare dell’area di imposta della volta lungo le pareti perimetrali (lato Sud)
particolare dell’area di imposta della volta lungo le pareti perimetrali (lato Sud)
particolare dell’area di imposta della volta lungo le pareti perimetrali (lato Sud)
particolare dell’area di imposta della volta lungo le pareti perimetrali (lato Sud)
i segni lasciati, lungo la volta e le pareti, dall’acqua penetrante dal pozzetto di accesso
i segni lasciati, lungo la volta e le pareti, dall’acqua penetrante dal pozzetto di accesso

5 – Considerazioni storiche

Analizzando i vari studi che sinora hanno affrontato le diverse problematiche inerenti le origini della città di Martina Franca, inevitabilmente legate alle vicende storiche e all’evoluzione edilizia ed urbanistica del suo centro storico, si trovano numerosi riferimenti a “pozzi”, cisterne e cryptae tratti dalle fonti documentarie superstiti, quali gli atti notarili, le relazioni di commissari, i conti e le deliberazioni dell’Università e, soprattutto, la Platea del Capitolo.
Non sempre l’individuazione di queste “cavità” è possibile, sia perché molte di esse sono andate completamente distrutte o chiuse, sia perché non è sempre facile risalire alla loro esatta ubicazione attuale sulla base delle “vecchie” indicazioni topografiche e/o toponomastiche che spesso non coincidono con quelle contemporanee.
Per citare alcuni esempi, ricordiamo “un pozzo sito intus fossum magnificae Universitatis, iuxta Turrim nuncupatam de Malacatto” riportato in un testamento per atto del notaio Roggero de Abbate, senza data, ma risalente agli inizi del sec. XVI (torre da identificare con una struttura difensiva, probabilmente a pianta quadrangolare, ormai distrutta, posta verosimilmente quasi al centro dell’attuale Via Rossini). Ancora: un “pozzo” retrostante una casa sita in vicinio Sanctae Mariae de Nova ex una parte, et in vicinio vulgariter nuncupato delle Sete ex altero aspectu, quindi in una non meglio identificabile area nei pressi della chiesa di S. Maria della Nova, ancora esistente alla metà del 1700 all’inizio dell’odierna Via Cavour.
Infine, i vari “pozzi” scavati nel cinquecentesco fossato che circondava le mura martinesi, che sfruttavano il deflusso proveniente dall’interno della città, quali quello sito presso la “Porta Sancti Nicolai intus fossum” e quello “extra moenia Martinae in fosso nominato la Pistervola, seu la Porticella”.
Questi e altri esempi dimostrano la quantità non indifferente di cisterne presenti nel centro storico, sia intra sia extra moenia, cosa facilmente comprensibile considerando la necessità di approvvigionamento idrico per una comunità sempre consistente.
Le difficoltà cui si è accennato prima, riguardano anche l’identificazione onomastica e topografica relativa alla cisterna oggetto di questa indagine, sita in Piazza Plebiscito, lungo il Ringo, ossia l’arteria stradale più importante del centro storico, ragion per cui si possono offrire solo alcune ipotesi interpretative. Un probabile primo riferimento, seppur vago nella ubicazione, ci è offerta da un atto notarile su pergamena del 20 novembre 1348 con il quale vennero donate alla Chiesa di San Martino due case poste nella piazza antistante la stessa chiesa, dotate di un terreno circostante e di due cisterne d’acqua: una di queste, potrebbe coincidere con quella in questione, ma si tratta di riferimenti troppo vaghi e generici.
Probabilmente più attendibili le notizie forniteci dal dottor M. Motolese e tratte dall’opera di G. Grassi sulla Chiesa di San Martino: “nel 1588 il sindaco Pietro Filomena, per maggiore comodità dei cittadini, fece scavare due cisterne accanto al cimitero che prendevano acqua dalla nuova chiesa di San Martino. Sono le cisterne che il sindaco avv. Giovanni Oronzo Martucci rese ancora più ampie nei primi mesi del 1740 e che tuttora servono al loro scopo (1929). Il popolo le chiama Cisterne di San Martino o anche del Seggio”.
Anche le indagini condotte nel corso dell’esplorazione non consentono di delineare considerazioni relative alle modalità tecnico-costruttive (e quindi anche storiche), a possibili ampliamenti (e quindi alle eventuali modifiche nel corso dei secoli), ecc., dal momento che la cisterna risulta completamente intonacata e tale da non “rilevare” tali aspetti.
Sarebbe opportuna, quindi, una ricerca storica più particolareggiata dell’intero complesso di cisterne presenti ancor oggi nel “vecchio” abitato di Martina e una loro sistematica indagine per tentare di delineare un quadro topografico e storico più dettagliato.

6 – Considerazioni

In conclusione, riteniamo che la cisterna meriti una nuova visita, allo scopo di realizzare, alla massima definizione, una migliore documentazione video-fotografica e prelevare un campione di acqua da far analizzare.

7 – Bibliografia

  • Blasi D., 2010 – “Filippo I d’Angiò (1276-1331) e il casale della Franca Martina” – in: “Umanesimo della Pietra. Città e dintorni”, num. 16, dicembre 2010; pp. 7/48.
  • Liuzzi G., 1996 – “Mura e torri di Martina dal medioevo ai giorni nostri” – in: “Umanesimo della Pietra. Città e dintorni”, num. 2, dicembre 1996; pp. 3/46.
  • Liuzzi G., 2001 – “L’insigne sul colle – La Basilica Di San Martino in Martina Franca” – Taranto, 2001.

Hanno partecipato: Mimmo Caldaralo, Gianpiero Lacarbonara, Enzo Pascali, Angelo Semeraro, Carmelo Taglio, Mimmo Tamborrino | Rilevo topografico: M. Caldaralo, G. Lacarbonara, M. Tamborrino | Fotografie: M. Caldaralo