Shpella Shtares arriva a 8,2km di sviluppo

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Dal 12 al 27 agosto il Gruppo Speleologico Martinese (GSM) si è impegnato nell’organizzazione di una nuova spedizione per proseguire le esplorazioni alla Shpella Shtares, situata nella località di Vrane e Madhe, nel Parco Naturale Regionale di Nikaj Mërtur (Alpi Albanesi, Prefettura di Kukës). 

Shtares 2023 ha visto la partecipazione di una trentina speleologi provenienti da diversi paesi europei. Questa è stata l’ottava estate che il nostro gruppo ha passato nella terra delle aquile; infatti, dopo una prima spedizione perlustrativa nel 2014 con il Gruppo Faentino, sono nati i progetti Curraj (2015 e 2016) e Shtares (2017, 2018, 2019 e 2022), in fruttuosa collaborazione tra GSM, GS Faentino, GSB-USB e La Venta e sotto l’egida della Società Speleologica Italiana (SSI). Quest’anno, oltre al patrocinio della Federazione Speleologica Francese (FFS) e dell’SSI, si è aggiunto il patrocinio e il sostegno economico dell’International Union of Speleology (UIS), grazie alla partecipazione di Continent 8 e dell’Institut Suisse de Spéléologie et Karstologie (ISSKA). La spedizione, inoltre, è stata supportata dal Servizio Regionale Puglia del Soccorso Alpino e Speleologico, da Tiberino – Outfood, dalla società Beal e dalle associazioni francesi Comité Départemental de Spéléologie du Doubs e l’Association des Compagnons de la Nuit Minérale

Il gruppo degli italiani con lo sfondo del Mali e Shtrezes

La compagine esplorativa  è stata suddivisa in due squadre: una prima, guidata dal Gruppo Speleologico Martinese coadiuvato dagli svizzeri dell’ISSKA, che, una volta stabilito il campo base ai piedi del versante orientale del massiccio Mali e Shtrezes (990 m), ha proseguito le esplorazioni alla Shpella Shtares; una seconda squadra, composta dai francesi di Continent 8, ha stabilito il campo base a circa 2000 m sul versante nord-ovest per individuare un ingresso alto in quota. 

Il gruppo di italiani e francesi si incontrano per scambiarsi i risultati esplorativi
Il gruppo degli italiani e dei francesi si incontrano al campo base per scambiarsi i risultati esplorativi

Versante nord-ovest  del massiccio Mali e Shtrezes: collaborazione con Continet 8

Data la complessità dei luoghi e la mole di lavoro, da sempre il Gruppo Speleologico Martinese ha considerato le spedizioni in Albania come progetti condivisi, il cui fulcro per la buona riuscita è stata la collaborazione con diverse realtà speleologiche italiane.

Una delle voragini scoperte dal gruppo dei francesi. Foto di Laurence Boudoux d’Hautefeuille

Durante il 2023, nuovi orizzonti si sono aperti quando si è preannunciata la possibilità di poter intraprendere un partenariato con l’associazione francese Continent 8, volenterosa d’affrontare le zone alte e difficilmente accessibili del Mali e Shtrezes, a più di 2000 m di quota. Quelle vette sono sempre state per il nostro gruppo il più recondito dei desideri, complicate da raggiungere e che avrebbero richiesto più giorni di campo avanzato per poter essere anche solo perlustrate. Le esplorazioni alla Shpella Shtares, impedivano di poter aprire altri fronti in zone ancora più remote. L’interesse dei francesi di Continent 8 e la loro voglia di cimentarsi in quelle zone impervie è stata la scintilla che ha dato il via a questa collaborazione internazionale, il legame di amicizia tra i due sodalizi ha fatto il resto. I gruppi al completo si sono incontrati per la prima volta a Tirana, per scambiarsi informazioni, materiali e i buona fortuna di rito dopodiché, le squadre si sono divise seguendo percorsi diversi per arrivare alle pendici della stessa montagna. I francesi hanno seguito la strada per Scutari per giungere sul versante N-O del Mali e Shtrezes. Da lì, dopo aver alloggiato una notte in una guest-house, sono saliti in quota con l’ausilio di muli per trasportare il materiale esplorativo. Lassù hanno stabilito un campo base a 2090 m tra i pini loricati sotto l’imponente vetta del Mali e Kakise. Dal campo base, per 10 giorni, hanno perlustrato le impervie cime e creste, trovando decine di pozzi nei vari campi solcati d’alta quota. Tutti questi ingressi sono, però, risultati ostruiti da ghiaccio, rendendone impossibile la prosecuzione dopo poche decine di metri. Tutte, tranne una: Le Gouffre de la Der (du dernièr jour, dell’ultimo giorno). L’ultima grotta da loro vista infatti, si è disvelata l’ultimo giorno, quando, superato il limite critico dei -140m (profondità alla quale il ghiaccio lascia spazio al vuoto) e, passata una cascata d’acqua alla temperatura misurata di 0,5 °C, sono riusciti a raggiungere i -200 m. Lì, le esplorazioni hanno dovuto concludersi per limiti di tempo e di materiali, lasciando un punto interrogativo grande quanto la montagna che la ospita. La grotta continua, ed è ferma su un pozzo di profondità stimata superiore ai 100 m.

L’ingresso de “Le Gouffre de la Der”. Foto di Laurence Boudoux d’Hautefeuille

Proprio nel penultimo giorno di spedizione, le e gli speleo di Continet 8 si sono riuniti con il GSM nella vallata di Vrane, scendendo per dei vecchi sentieri segnati dai pastori locali, condividendo i risultati ottenuti e lasciando la strada aperta alla collaborazione per il 2024.

Versante orientale del massiccio Mali e Shtrezes: Shpella Shtares

La prima squadra, composta per lo più da italiani, si è focalizzata nel raggiungimento di diversi obiettivi tutti riguardanti la Shpella Shtares, in particolare: 

  • prosecuzione dell’esplorazione, concentrandosi sui numerosi punti lasciati in sospeso durante la spedizione del 2022, attraverso l’allestimento di un campo interno.
  • prosecuzione degli studi meteorologici e geologici della grotta;
  • studio biospeleologico;
  • rilievo e foto.

Esplorazioni nella zona del Ramo Pastore

Il Ramo Pastore è uno dei due nuovi rami scoperti durante la Spedizione Shtares 2022 che per posizione e numero di punti interrogativi lasciava ben sperare anche per la spedizione di quest’anno. Sono stati scoperti e rilevati 900 m di nuova grotta per lo più ad andamento orizzontale, con l’individuazione di due nuovi fronti esplorativi principali:

  • l’Elefante bianco
  • il Sand-Rock

L’Elefante bianco

Il Ramo Pastore, nelle zone dei Piani superiori, esplorato nelle precedenti spedizioni,  si allontana dal cuore della grotta per circa 300 m in direzione SW. In fondo a questo troviamo un trivio: da una parte chiude con un riempimento di sabbia; da un’altra si accede ad una sala di crollo che proseguirebbe con un angusto meandro; mentre l’ultima via porta ad una risalita franosa (Risalita Sbriciolona) già cominciata nel 2022, con l’intenzione di bypassare il suddetto angusto meandro. 

Il fondo del ramo dell’Elefante Bianco

Durante questa spedizione, in cima alla risalita di circa 40 m abbiamo proseguito per una via discendente che ci ha portato da una parte nuovamente alla sala di crollo (individuando una nuova via che bypassa sia il meandro stretto che la risalita) e da un’altra alla scoperta dell’Elefante bianco, un meandro abbastanza articolato di circa 350 m. Questo termina su un pozzetto di circa 8 metri al cui fondo ci sono grossi cumuli di sabbia. Lungo il ramo però ci sono diversi punti interrogativi interessanti che saranno oggetto di indagine nei prossimi anni. L’Elefante bianco è al momento il punto più remoto nella montagna, situato ad una distanza di oltre 750 m dall’ingresso e rappresenta il primo punto che raggiunge in profondità la linea delle creste che divide i due versanti della montagna. Dal punto più alto dell’Elefante bianco (un camino di 30 m che aspetta di essere esplorato) alle vette in quota ci sono circa 700m di dislivello di montagna che lasciano ben sperare.

Il Sand-Rock

Lungo il Ramo Pastore è stata effettuata una delle tante risalite promettenti che ci ha portato a scoprire un nuovo ramo denominato Sand-Rock. Dopo circa 150 m di sviluppo tra risalite e frane siamo letteralmente sbucati su un pozzo cascata (il primo degno di nota rinvenuto in questa grotta) di circa 100 m di profondità.

Una cengia del pozzo Sand Rock

Ci siamo calati per circa 60 m proseguendo lungo un meandro che tende ad andare in discesa e a ricollegarsi a una delle vie più bagnate e strette della grotta: il Flipper.

In seguito abbiamo percorso il pozzo in salita per circa 25 m fermandoci su una cengia da cui abbiamo intrapreso una nuova risalita ancora non completata. Mancano pochi metri per scoprire dove ci può condurre questa nuova zona insolita rispetto al resto della grotta.

Risalita lungo il pozzo del Sand Rock

Esplorazioni nella zona del Guggenheim

I nuovi ambienti scoperti durante la spedizione Shtares 2022 oltre la risalita del Guggenheim sono stati fra i principali fronti esplorativi portati avanti durante la spedizione di quest’anno. Il susseguirsi delle squadre negli undici giorni di grotta a disposizione ha permesso di scoprire quasi 1,5 chilometri di gallerie in questa zona che possiamo suddividere in 3 gruppi:

  • i rami del Mezzogiorno
  • i rami del Nessun Dorma
  • vie alternative alla risalita del Guggenheim

Rami del Mezzogiorno

I rami del Mezzogiorno sono senza dubbio uno dei risultati più sorprendenti del progetto Shtares 2023. Dagli ultimi grandi ambienti noti è stato infatti possibile accedere a grandi gallerie che procedono in direzione Ovest per diverse centinaia di metri arrivando quasi a congiungersi con le zone più remote del già noto Ramo Pastore! 

Fra le diverse possibili prosecuzioni che questi ambienti ci hanno proposto abbiamo selezionato in primis una risalita, situata nella zona più lontana, che abbiamo ragione di credere possa essere il punto di congiunzione con ambienti che già conosciamo, e, al tempo stesso l’accesso a piani più elevati della grotta in generale, e, in secondo luogo, un pozzo (uno fra i tanti) situato circa a metà del ramo principale, che scende con un piano inclinato per poche decine di metri e sembra proseguire in zone del tutto inesplorate.

Uno dei rami laterali delle Gallerie del Mezzogiorno

Diverse volte ci siamo imbattuti in condotte o in passaggi che riportavano sugli stessi ambienti e, probabilmente, l’esplorazione completa di tutte le possibili vie potrebbe richiedere molto tempo.

Rami del Nessun Dorma

Procedendo quasi ai confini di quelli che erano i luoghi regalatici dalla Shtares l’anno passato, abbiamo deciso di non procedere verso il basso, ma bensì di farci suggerire la strada dal potente flusso d’aria. Infatti è bastato traversare un breve tratto orizzontale lungo la parete del meandro per potersi inserire in un’enorme galleria dove si percepisce uno spostamento d’aria non indifferente.

Anche nel caso del Nessun Dorma la direzione sembra procedere verso territori ancora inesplorati. 

Operazioni di rilievo nella Shpella Shtares

Vie alternative alla risalita del Guggenheim

In direzione opposta ai rami del Mezzogiorno, oltre la grande sala già portata alla luce l’anno scorso, si incontrano due rami impostati su altezze diverse che proseguono paralleli l’uno sull’altro. Dopo circa un centinaio di metri essi si ricongiungono fra loro per poi sfociare in un ambiente a noi già noto che porta direttamente all’ambiente principale del Guggenheim.

Seppur dal punto di vista esplorativo questa scoperta non sia sensazionale, essa rende possibile l’accesso a territori distanti limitando notevolmente l’utilizzo di tempo e materiale, entrambe risorse preziose per un’attività di questo tipo in spazi spesso ostici da raggiungere.


Il rilievo 3D della Shpella Shtares

Ricerca e studi geologici

La ricerca nell’ambito geologico, iniziata nel 2022, è proseguita attraverso la documentazione, il campionamento e l’osservazione nel dettaglio delle morfologie, dei depositi e delle strutture principali, caratteristiche che nel loro complesso potranno raccontarci di più sulla storia della grotta. Durante le due settimane di esplorazione e documentazione, è stata portata avanti una campagna di campionamento. La grotta presenta vari depositi, per lo più sabbie fini, sia sciolte che concrezionate. Questi depositi variano in aspetto e granulometria; difatti si possono osservare sedimenti biancastri, grigi o rossastri, con clasti di varie dimensioni (difficilmente sopra i due millimetri). Le sabbie potranno raccontarci molto del passato della grotta, ma anche quali siano gli odierni processi. Inoltre sono state misurate le giaciture delle strutture principali su cui si impostano le gallerie della cavità, direzione di immersione ed inclinazione. Queste strutture sono per lo più faglie, le quali in alcuni punti mostrano una riattivazione recente, tagliando le morfologie della grotta preesistenti. 

Le forti correnti d’aria, che nelle condotte principali raggiungono i 30 m³/s, e che accompagnano nelle esplorazioni, sono l’aspetto peculiare di questa grotta. Le temperature interne della grotta, in fase di aria discendente e quindi in estate, si attestano tra i 2.7 °C, nelle zone prossime all’ingresso basso conosciuto, e i 3 °C nelle zone più interne. La circolazione delle correnti d’aria in questa grotta è particolarmente complessa, in quanto dalle zone basse e interne della grotta, prima di uscire dall’ingresso principale, le correnti tornano a salire nei rami alti in maniera contro intuitiva. Questo, inoltre, porta le correnti d’aria a suddividersi nelle diverse gallerie dei livelli più alti, attualmente in esplorazione, per poi ricongiungersi nella zona della Sala del Giglio, dove è stata iniziata una risalita, non ancora terminata. Pertanto, il sistema potrebbe essere idealmente separato in tre zone: una, ancora sconosciuta, con pozzi e gallerie che in estate portano l’aria dalla parte alta della montagna, e motivo per cui la squadra francese si è concentrata nella ricerca di ingressi ad alta quota; una seconda zona, invece, più bassa e attualmente in esplorazione, che include le gallerie più alte del livello di base (per esempio Guggenheim e Kolbucaj); la terza infine, separata dalla seconda zona da una frana, il Caos di Giovanni, è quella del livello di base inclusa tra l’ingresso e la Sala del Giglio\Sala Maria-Josè. La frana del Caos di Giovanni probabilmente funge da grande resistenza per le grosse masse d’aria, che “preferiscono” risalire nei pozzi dell’Ascensore e del Kolbucaj e trovare vie a più bassa resistenza per poi essere convogliate verso l’ingresso nelle due grandi sale nominate in precedenza.

Ingresso della Shpella Shtares

Queste osservazioni sono state fatte sulla base degli studi fatti negli anni durante le esplorazioni che per forza di cose sono state svolte tutte in estate, quindi in regime di circolazione d’aria discendente. Nel 2022, per comprendere anche cosa possa succedere in inverno, sono stati posizionati nei vari livelli della grotta sei termometri (tre termometri supplementari sono stati aggiunti nel 2023). Le temperature registrate hanno indicato che le zone del livello di base possono scendere fino a -8° C a una distanza di circa 200 m dall’ingresso, e fino a -1° C intorno ai 500 m all’interno. Nelle parti alte del Guggenheim le temperature in regime invernale ascendente scendono a 2° C (contro i 3° del regime estivo). Anche se queste sono osservazioni preliminari, e i dati sono ancora in fase di studio e in comparazione con i dati di ventilazione registrati dall’anemometro installato sempre nel 2022, possiamo asserire che anche in inverno i volumi d’aria aspirati portano l’influenza del clima invernale esterno fino a 500 m o anche più all’interno della grotta, portando a un completo congelamento dei rami delle gallerie basse.

Ricerca e studi biospeleologici

Con Shtares 2023 abbiamo dato continuità anche all’indagine biospeleologica, impegnandoci nel campionamento a vista di piccoli invertebrati. Sembra che perfino agli animali troglobi la Shtares risulti poco ospitale: la grotta, all’occhio non attento, parrebbe disabitata, se non fosse per i rari incontri fortuiti. Probabilmente perché anche per loro è compito arduo coesistere con le condizioni abiotiche qui dominanti (e costanti): temperature rigide, forti correnti d’aria, scarsezza di risorse. Gli esemplari d’interesse sono stati individuati in prossimità di stillicidio o di pozze d’acqua, altri come erranti solitari; di alcuni sono state acquisite fotografie con obiettivo macro. Sono una ventina gli individui raccolti in totale: acari, ditteri, collemboli di dimensioni diverse, due piccoli ragni, alcuni coleotteri. Tra questi ultimi si segnala la presenza di Anthroherpon shtarensis e di Riberius stillicidi, rinvenuto in prossimità della solita zona di copioso stillicidio. Queste sono le specie di leptodirini (insieme a Kircheria dritae) che sono state descritte per la prima volta dai campioni del 2019 (Giachino e Casale, 2022)* e che allo stato attuale delle conoscenze vivono unicamente in questa grotta. Gli esemplari sono stati conservati in alcol assoluto, per l’eventuale estrazione di DNA, e alcool al 70%. Tra i coleotteri campionati quest’anno si segnala una specie mai incontrata finora, che presenta evidenti differenze nella struttura dell’apparato boccale rispetto agli altri coleotteri già noti, specializzati per l’habitat igropetrico. Tali differenze suggeriscono invece abitudini predatorie per questo esemplare e dalle prime analisi sembrerebbe appartenere ad una famiglia completamente diversa dalle altre. Nell’anatomia generale il coleottero è tuttavia molto simile a K. dritae e A. shtarensis, e ciò è manifestazione della convergenza evolutiva tra i coleotteri troglobi, per cui specie non strettamente imparentate tra loro tendono ad assomigliarsi, manifestando tratti che le rendono morfologicamente simili, caratteri selezionati ad hoc dalle condizioni ambientali estreme in cui vivono. La scoperta ci entusiasma e rimaniamo in attesa di ricevere notizie più precise sull’identificazione dell’esemplare!

Un esemplare di Carabidae

Aria, roccia e vita sono elementi apparentemente slegati, ma nell’ambiente Shtares si fondono fra loro e hanno permesso che un gruppo unito e compatto di speleologhe e di speleologi hanno lumeggiato, al momento, 8,2 km di gallerie, meandri, pozzi e una promessa: ritornare l’anno prossimo a risalire di nuovo su quella montagna che tutto sovrasta e avvolge.

Hanno partecipato alla spedizione:
Pino Palmisano (Gruppo Speleologico Apparte), Pierre Yves Jeannin (ISSKA), Livia Susana Crespo (Gruppo Speleologico Lunense), Luca Pisani, Lorenzo Sanchez Santoro (Gruppo Speleologico Bolognese – Unione Speleologica Bolognese GSB-USB), Elisa Peloso (GSB-USB e Gruppo Speleologico Pistoiese), Laurence Boudoux d’Hautefeuille, Arnauld Malard, Antoine Aigueperse, Patricia Gentil, Arthur Louis, Jean Halliez, Simon Pettelat (Continent-8), Donatella Leserri, Alessandro Marraffa, Michele Marraffa, Orlando Lacarbonara,  Gianpiero Lacarbonara, Pasquale Calella, Sebastiano Calella, Vito Alessio Lacirignola, Andrea Seviroli, Claudio Pastore, Rossella Mastronardi, Luciano Luprano, Angelo Semeraro e Roberto Romano (Gruppo Speleologico Martinese)

* Giachino P.M., Casale A., 2022, New Hygropetricolous Leptodirini from Albania (Coleoptera, Leiodidae, Cholevinae), Nº 4: 15-XI-2022 – Advances in aquatic and subterranean beetles research: a tribute to Ignacio Ribera, pp: 34-42, http://zoobank.org/References/F926EA8B-A389-415C-BE10-137EC3FA1546