Shpella Shtares raggiunge i 5,7km di sviluppo

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A distanza di tre anni, il Gruppo Speleologico Martinese ha organizzato una nuova spedizione per proseguire le esplorazioni alla Shpella Shtares (grotta scoperta durante la spedizione Curray 2016), situata nella località di Vrane e Madhe, nel Parco Naturale Regionale di Nikaj Mërtur (Alpi Albanesi, Prefettura di Kukës). Shtares 2022, patrocinata dalla Società Speleologica Italiana e supportata dal Servizio Regionale Puglia del Soccorso Alpino e Speleologico, dallo Studio Dentistico Verboschi e dall’azienda T2.0 Mountain Equipment, si è svolta dal 16 Agosto al 28 Agosto 2022, con la partecipazione di quattordici speleologi provenienti da tutta Italia.

L’intera spedizione è stata focalizzata nel raggiungimento di diversi obiettivi tutti riguardanti la Shpella Shtares, in particolare: 

  • prosecuzione dell’esplorazione, concentrandosi sui numerosi punti lasciati in sospeso  durante l’ultima spedizione;
  • prosecuzione degli studi meteorologici e geologici della grotta; 
  • studio biospeleologico.
Il massiccio Mali e Shtrezes alla cui base si apre la Shpella Shtares

Le scoperte esplorative

La Shpella Shtares è una grotta con andamento prevalentemente suborizzontale e caratterizzata da diversi rami con, al momento, un’estensione massima di 800 m dall’ingresso. I fronti esplorativi, ormai remoti, richiedono più di un’ora di progressione per essere raggiunti. L’avvicinamento alla grotta, distante oltre tre chilometri dal campo base con un dislivello di 440 m implica la perdita di circa 5-6 ore per ogni uscita che vengono sottratte alle attività esplorative e ci hanno quindi fatto propendere per l’installazione di un campo interno che potesse supportare le squadre in esplorazione.

Foto di gruppo con la famiglia Kolbucaj. Sullo sfondo le montagne dove si apre la Shpella Shtares

Il campo interno

I fronti esplorativi più promettenti erano tutti quelli lasciati in sospeso alla fine della Spedizione Shtares 2019, situati principalemente nel nuovo livello alto di gallerie denominato I Piani Superiori caratterizzati da un incrocio di meandri situati a una quota compresa tra i +30 m e i +70 m rispetto all’ingresso e che tendono a seguire all’incirca lo stesso percorso della via sottostante, sia verso monte (la Sala Rossa che comunica con il Fronte Siberiano) sia a valle (la Cattedrale sovrapposta a la Basilica). Si è quindi optato per l’installazione del campo interno in un punto non di frequente passaggio nei pressi de la Cattedrale perché più vicina alle zone più promettenti.

Il campo interno, un telo impermeabile di una tenda da campeggio munito di tutto l’occorrente necessario per accogliere due persone, è stato sfruttato per tutta la durata della spedizione, permettendo di risparmiare tempi morti dedicati all’avvicinamento e contribuendo a rendere più efficaci le esplorazioni.

Il campo interno alla base de “la Cattedrale”

Il pozzo Ascensore

La prima indagine del 2022 ha riguardato la discesa di un pozzo adiacente al Pantheon lasciato inesplorato alla fine della spedizione del 2019. Profondo sessanta metri, è stato soprannominato l’Ascensore in quanto riconduce alla via principale accorciando di molto il percorso di progressione dall’ingresso per il raggiungimento dei Piani Superiori (ad esempio, per arrivare alle zone esplorative de il Guggenheim ci vuole ora circa la metà del tempo perché il percorso si riduce di circa 500-600 metri di meandro).

Una volta attrezzata la verticale, infatti, è stato molto più agevole continuare le esplorazioni presso tutte le risalite già conosciute presenti in questi ambienti.

La risalita del Guggenheim

Rimanendo nei pressi del Pantheon, ma andando verso il Guggenheim, è stata portata avanti la risalita interrotta tre anni prima. 

Oltrepassato un piccolo vuoto si è aperto davanti a noi un dedalo di morfologie meandriformi e di condotte circolari che, per mancanza di tempo, sono state esplorate solo in parte. Arrivati a quella che è stata soprannominata la condotta delle cartellate (a causa della presenza di concrezioni di fango che ricordano i tipici dolci natalizi pugliesi) è stato sceso un pozzo di circa 70 metri che termina su un immenso cono detritico. 

Alla base del pozzo si aprono diverse possibilità esplorative ancora da valutare che sicuramente interesseranno le spedizioni dei prossimi anni. In fase di esplorazione abbiamo rilevato la condotta principale che, dalla base del pozzo, termina dopo circa 120 metri con un blocco di frana.

La pianta aggiornata della Shpella Shtares con evidenziati in arancione i nuovi rami scoperti durante l’ultima spedizione

Il Ramo Pastore

Spostandosi invece dall’altro lato de la Cattedrale, precisamente sul lato opposto al meandro Kolbucaj, è stata portata avanti una risalita di circa 30 metri fino al raggiungimento di una biforcazione. Sulla destra il meandro ci accompagna sino al ricongiungimento con la già nota Sala Rossa. Sulla sinistra, invece, l’esplorazione continua per oltre 300 metri attraverso piccoli salti di quota e alcune sale. Anche qui le possibilità esplorative non mancano, e come ormai inizia a diventare prevedibile, sempre verso l’alto!

Il Ramo Pastore all’interno della Shpella Shtares

Curiosità: sia il Ramo Pastore sia la risalita del Guggenheim si spostano completamente dagli ambienti già noti proseguendo in maniera parallela tra loro, e perpendicolari alla direzione principale dello sviluppo precedente.

Shpella Shtares Modello 3D della grotta con i punti oggetto delle esplorazioni del 2022

La ricerca Scientifica

Contestualmente alle esplorazioni abbiamo portato avanti anche gli studi scientifici già cominciati nel 2018. 

Per quanto riguarda la meteorologia di grotta, siamo riusciti, nonostante i tre anni di assenza dalla zona a causa della pandemia di Covid-19, a recuperare i dati di uno dei termometri lasciati lì in precedenza individuando ulteriori sei punti di interesse all’interno della grotta come potenziali stazioni termometriche di rilievo. Oltre al piazzamento di questi sei termometri abbiamo condotto una raccolta dati tramite un anemometro a mano e il posizionamento di uno fisso per poter ottenere dati più concreti su quello che è il complesso sistema di spostamento d’aria all’interno della cavità.

Installazione di termometri datalogger all’interno della Shpella Shtares

Dal punto di vista geologico, invece, non potendo trovare nella letteratura scientifica approfondimenti riguardanti la geologia di dettaglio dell’area, abbiamo ritenuto necessario intraprendere un lavoro di campionamento e rilevamento geologico.

Dalle prime analisi dei campioni risulta che le principali gallerie, impostate su grandi strutture a scala locale, hanno subito un processo di fratturazione e ricristallizzazione della roccia originaria. Tra i vari campioni, infatti, alcuni mostrano una struttura brecciata mentre altri possono essere classificati come cataclasiti. Le sabbie, invece, fatta eccezione la rilevazione di alcuni clasti millimetrici, risultano prevalentemente composte di carbonati.

Deposito sabbioso non consolidato ricoperto in superficie da nero fumo all’interno del Ramo Pastore della Shpella Shtares

In ambito biospeleologico non potevamo di certo fermarci ai risultati già di rilievo ottenuti nel 2019, tra la dozzina di esemplari campionati, tre di essi risultano nuovi per la scienza. Stiamo parlando di Coleotteri Leptodirini denominati: Anthroherpon Shtarensis, Kircheria dritae e Riberius Stillicidii (Giachino & Casale 2022) quest’ultimo addirittura unico rappresentante del suo nuovo genere!

Anthroherpon shtarensis, appartenente alla famiglia dei Leptodirini

Avendo già in mente il potenziale della ricerca biospeleologica della zona ci siamo muniti di attrezzatura fotografica dedicata alla realizzazione di macrofotografie, oltre a tutto l’occorrente per il prelievo dei campioni in sito.

Abbiamo, dunque, dedicato i primi giorni della spedizione al posizionamento di trappole in 12 punti di interesse valutati in precedenza all’interno della Shpella Shtares. 

Riberius stillicidii, appartenente alla famiglia dei Leptodirini

Ogni squadra era fornita di provette in polipropilene per l’eventuale prelievo di campioni. Sono stati raccolti circa trenta esemplari annotando luogo e data di cattura. Ognuno è stato contrassegnato con un codice progressivo e conservato in alcool al 70% per consentirne l’estrazione del DNA.

Phylum Anellida depigmentato

Alcuni degli esemplari prelevati presentano evidenti e affascinanti adattamenti alla vita ipogea, testimonianza del tempo profondo che unisce la grotta e i suoi abitanti, in una danza evolutiva condizionata da scarsezza di risorse, di buio, di vento e di basse temperature. 

Le prossime spedizioni continueranno nel solco tracciato da quest’ultima, creando condizioni sempre più favorevoli a uno studio multidisciplinare della grotta e della montagna.