Lo scorso week end una squadra di speleologi martinesi si è recata sui Monti Alburni per fare attività in grotta e per proseguire l’organizzazione, con il coordinamento di Pino Palmisano, dell’incontro “ALBURNI, Un monte condiviso” che si terrà a Sant’Angelo a Fasanella nei primi giorni di Giugno prossimo.
Era stato programmato di armare la grotta Claudio Falsetti per verificare la possibilità di messa in sicurezza del pozzo finale, sormontato da una grossa frana che rende estremamente pericolosa la progressione fino al fondo della grotta. Ma, per via del maltempo, abbiamo preferito cambiare obiettivo organizzando una punta alla grotta “Pozzo I del Bosco Meloso (CP459)”, la cui descrizione cita:
Inghiottitoio fossile cui si raggiunge il fondo prima con uno scivolo e poi con due salti. Alla base di detrito livellato un’alta e stretta galleria prosegue inesplorata (Davide, 1973).
Una squadra composta da Orlando Lacarbonara, Donatella Leserri e Angelo Semeraro si è quindi recata in grotta per osservare e individuare potenziali possibilità esplorative. Poco dopo sono stati raggiunti da Michele Marraffa, Pasquale e Gianluca Calella e sono state individuate tre comode risalite e un cunicolo sul fondo con passaggio di aria. Si è scelto di risalire nel punto più asciutto, rimandando le altre al periodo estivo. La risalita, una decina di metri circa lasciava intravedere una prosecuzione in orizzontale. In realtà, superato il terrazzino e dopo un breve passaggio intorno a una lama di roccia si continua a risalire per pochi metri ancora fino raggiungere una piccola condotta forzata, parzialmente ostruita, che lascia ben poche possibilità esplorative. Sette metri più in alto rispetto alla cengia si intravede un altro passaggio la cui base è caratterizzata da enormi blocchi di frana. Considerati i pochi metri che ci separano dalla quota d’ingresso (30), abbiamo deciso di non proseguire la risalita perché è vanificata la possibilità di bypassare il fondo.
Con nostro profondo rammarico ci preme segnalare che nell’ingresso della grotta e alla base del primo pozzo sono presenti grossi depositi di rifiuti organici e plastica (alcuni molto recenti). Considerando anche che nella cavità è presente l’unica colonia di Miniottero (una specie di pipistrello) finora segnalata sul massiccio degli Alburni (Vernier, 1982), rende la situazione ancora più grave. Abbiamo provveduto a segnalare questa scoperta, documentandola con queste foto, al gruppo locale GESMA che si occuperà di denunciare il tutto alle autorità competenti.
La giornata di domenica è stata dedicata a una ricognizione della risorgenza dell’Auso in stato di piena, grazie alle recenti pioggie. A tal proposito si é constatato che dei due captori posizionati lungo il torrente, uno era stato stato strappato dalla corrente, mentre l’altro era fuori dell’acqua. Sistemato il captore rimasto, abbiamo preso la strada del ritorno verso casa ponendoci nuove domande e progettando nuove uscite…
BIBLIOGRAFIA
Davide B. (1973), Primo contributo al catasto delle grotte della Campania-Alburni. Atti <Incontri Internazionale di Speleologia>
Vernier E., (1982), Chirotteri dei Monti Alburni. Notiziario Sez. CAI (Napoli)